Credito Cooperativo Fiorentino
I rilievi della Banca d’Italia
Un conflittino da 60 milioni
Gli accertamenti su
Denis Verdini, dal
1990 presidente del CCF
ed alla sua Banca↓
Poteri reali: “Tutti accentrati sul Presidente”
Esecutivo della Banca: “Scarsamente autorevole”
Istruttorie sui finanziamenti: “Inadeguate”
Posizioni anomale: “Gestione inefficace”
Collegio sindacale: “Privo di indipendenza”
Azioni di recupero: “Non tempestive”
Conflitti di interesse: “Estesi profili”
Norme antiriciclaggio: “Gravi carenze ed irregolarità”
Margini patrimoniali: “In riduzione”
Livello di rischio: “Crescente”
Capacità reddituale: “Sostanziale azzeramento”
Modello mutualistico: “ampiamente disatteso”
Questa la foto che fissa la storia di un ventennio di gestione della Banca di Campi Bisenzio. Così Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, indagato nell’inchiesta sulla P3 (associazione segreta), con, tra gli altri, Fabio Carboni, pregiudicato per l’affare Banco Ambrosiano) gestiva la sua, oramai “ex” banca, in amministrazione straordinaria dal 27 luglio scorso dal Ministro Giulio Tremonti. Le iniziative creditizie, dice Bankitalia, erano in parte dirette al suo “gruppo familiare”: un conflittino di interessi da una sessantina di milioni di euri, condito da saporose spruzzatine di ipotesi di corruzione e riciclaggio.
Il Verdini, anziche dare una mano ai piccoli imprenditori, concentrava le sue attenzioni, ed i suoi affidamenti al suo, in giro si dice amico, si dice socio, Riccardo Fusi (“quando devo parlare con qualcuno a Roma telefono a Denis”), del Gruppo Fusi-Bartolomei. Grande esempio questo di sensibilità sociale, di attenzione alle problematiche del territorio.
Denis Verdini, recentemente:
Corruzione per gli appalti sull’eolico
Reato di concorso corruzione
Indagato per rapporti economico-finanziari tra il Credito cooperativo fiorentino e la Baldassini Tognozzi Pontello (Btp)
Accertamento disposto dagli inquirenti in seguito all’acquisizione degli assegni circolari per 800mila euro – con causali diverse e non tutti Unicredit – negoziati in gran parte da Antonella Pau, moglie di Carboni.
Verifiche sui conti Unicredit si riallacciano a una complessa serie di accertamenti avviati dalla Guardia di Finanza che abbracciano diverse operazioni sospette. Al centro c’e’ il versamento di 2,6 milioni di euro da parte della Societa’ Toscana Editrice (Ste) a favore di Denis Verdini e Massimo Parisi: questi ultimi ricevono la somma per la vendita di un pacchetto azionario della societa’ Nuova Editrice Toscana.
Gossip:
Nel febbraio 2010 è stato indagato dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione, riguardo ad alcune irregolarità a lui imputabili su alcuni appalti a Firenze e a La Maddalena, sede in cui si sarebbe dovuto tenere il G8 (poi spostato a L’Aquila). Il gip si riserva la decisione di ricorrere ad eventuale rinvio a giudizio.
Nel maggio 2010 è indagato dalla Procura di Roma in un’inchiesta su un presunto comitato d’affari, la cosiddetta “cricca”, che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita.
Nel luglio 2010 vennero arrestati l’imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma in un’inchiesta che puntava a scoperchiare una cupola che avrebbe avuto interesse nella gestione degli appalti sull’energia eolica in Sardegna (che vede indagato anche il governatore PDL della Sardegna Ugo Cappellacci), insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia Cristiana e all’imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli. Queste persone vennero accusate dalla Procura di Roma di aver eserciato presunte forzature sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire il giudizio di legittimità costituzionale sul Lodo Alfano, di aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale “Per la Lombardia”, collegata al candidato di centrodestra alle elezioni regionali del 2010 e successivamente eletto governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni e, infine, di aver favorito la nomina a presidente della Corte d’Appello di Milano al pm Alfonso Marra.
Dall’inchiesta è emerso che il 23 settembre 2009 avrebbe avuto luogo un incontro presso l’abitazione di Denis Verdini, a cui avrebbero preso parte l’imprenditore Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi. In questa riunione si sarebbe delineata la strategia di persuasioni indebite da adottare sui giudici della Consulta intorno all’approvazione del lodo che, il 7 ottobre 2009, verrà poi bocciato perché ritenuto incostituzionale. Il leader dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro ha definito la cupola che si sarebbe costruita attorno a Flavio Carboni una “nuova loggia massonica“, con le stesse caratteristiche della vecchia loggia Propaganda 2. Pierluigi Bersani, leader del Partito Democratico, ha chiesto all’esecutivo di far luce sulla vicenda, mentre il senatore dell’UDC Giampiero d’Alia ha richiesto l’intervento della Commissione parlamentare Antimafia